Verso Episcopia tra i fiumi Sinni e Agri

18 Ottobre 2015

Si sa, noi motociclisti siamo sempre alla ricerca di nuove strade dove andare a divertirci. Riusciamo ad arrivare in ogni dove, raggiungiamo posti dove sembra proprio che la gente non abbia mai visto uno “straniero”. Tutto questo pur di trovare la CURVA PERFETTA 😀

Ma diciamocelo…quante volte, pur trovandoci a guidare su un dedalo di curve raggiate benissimo che si snodano fra paesaggi mozzafiato, lontano dal traffico, abbiamo dovuto fare i conti con un fondo stradale che, senza timore di esagerare, si sgretola sotto le nostre ruote?

Per quanto mi riguarda, pur senza essere mai stato un attento selezionatore di asfalti, negli anni ho imparato (a costo di qualche cerchio piegato!) sempre di più a non curarmi di questo piccolo particolare… particolare che probabilmente è uno dei motivi per cui le strade di cui mi accingo a parlarvi non sono propriamente oggetto di caccia del popolo smanettone della domenica.

Ruderi nei pressi di Gannano
Ruderi nei pressi di Gannano

Evito di dilungarmi sul trasferimento che collega il mio paese al punto prescelto da cui far partire questo itinerario. Non che sia brutto ma lo faccio sempre e ultimamente mi annoia un po’.

Cito solo questo rudere che vedete in foto, situato in loc. Lago di Gannano, sulla strada che collega la SS598 con la SS103. Evidentemente la costruzione della strada lo ha spezzato in due! Ma cos’è, o meglio cos’era? Me lo chiedo da sei anni, intanto adesso ci pascolano beatamente le mucche…

 

Panoramica del lago di monte Cotugno
Panoramica del lago di monte Cotugno

Dicevo, le strade che ho deciso di percorrere oggi formano un anello, con partenza dallo svincolo SS598-SS92 in direzione Senise. Questo bel tratto di statale facendo su e giù fra i calanchi e le colline argillose all’improvviso accarezza e a volte taglia le sponde dell’enorme invaso di Monte Cotugno, il lago con diga a terrapieno piu grande d’Europa costruito sul corso del fiume Sinni, il quale non manca mai di stupire il viaggiatore con i suoi splendidi riflessi e colori.

Il vecchio ponte sul Sinni della SS92
Il vecchio ponte sul Sinni della SS92

Caratteristiche le numerose costruzioni rurali (e l’originario ponte sul Sinni della SS92!) sommerse dallo sbarramento delle acque, che nei periodi di secca affiorano in superficie. A piedi è possibile aggirarvisi facilmente, scendendo sulle rive dallo svincolo di Senise, dove si trova la riserva naturale, oppure dalla sponda opposta, al bivio per Noepoli.

Da Senise, dopo aver divorato un paio di pasticcini presso una pasticceria dove il nostro (evidentemente ottimo) intuito ci ha portato, imbocchiamo la vecchia strada che conduce verso Chiaromonte, Fardella e infine Episcopia, vera meta che mi ero prefissato di visitare dopo averla vista da lontano, un pomeriggio di primavera di ritorno da Maratea. Mi ero detto “quel borgo lì devo esplorarlo”.

I tornanti che ci conducono da Fardella ad Episcopia
I tornanti che ci conducono da Fardella ad Episcopia

La stradina in oggetto, a tratti, l’avevo gia percorsa altre volte. Pare che sia la vecchia statale 104 Sapri-Jonio. La trovo estremamente godibile sebbene versi in condizioni non buone. Sarà perché come accennavo in apertura quando le strade venivano fatte a colpi di piccone le curve venivano raggiate meglio, oppure perché cammina sempre in posizione panoramica sulla valle del Sinni, ora fra uliveti, ora fra frutteti, ora fra spazi aperti alternati a boschetti di querce, faggio e altri alberelli variopinti di cui non sono esperto… mi diverte sempre. Se fosse anche ben asfaltata la aggiungerei al novero delle mie strade preferite, che fra l’altro è sempre piu scarno!

Attraversando il piccolo centro di Fardella resto colpito dal suo parco comunale: non mi sono fermato (anche perchè mi sembrava chiuso) ma dalla strada mi è sembrato veramente bellissimo per la quantità e maestosità delle piante che vi dimorano. Da ritornarci.

Pochi chilometri fuori dal piccolo borgo superiamo un valico in compagnia di qualche piccolo rapace che ci vola intorno, di qua la strada si fa improvvisamente ripida discendendo di nuovo verso valle. Eccoci in vista di Episcopia.

Veduta di Episcopia
Il Castello di Episcopia e, piu in basso, la chiesa madre di S. Nicola da Bari

È questo un centro dalle antichissime origini (greche?), cosa che traspare immediatamente alla vista del suo centro storico: il castello, fondato nel VI secolo, domina l’abitato dall’alto di un inespugnabile sperone roccioso, purtroppo a quanto ne so non è attualmente visitabile, anche perché abitato.

L’orario e la fame ci suggeriscono di fermarci presso la piccola piazzetta del paese a consumare il nostro pranzo, rigorosamente preparato a casa: in giro pare proprio non esserci nessuno, eccetto un’automobile di passaggio che, guarda caso, ci chiede se conoscessimo un posto dove mangiare.

Episcopia centro
Ma perchè? Chi l’ha progettata sta casa?

È un peccato che questi piccoli borghi non siano valorizzati dal punto di vista turistico, so di non dire nulla di nuovo con questo ma purtroppo devo constatarlo spesso. Ah, mentre mangio il mio panino non posso fare a meno di domandarmi perchè abbellire la piazza con un edificio della fattura che potete ammirare qui di fianco…non ero ancora nato, ma che gusti avevate negli anni ’70? 😀

Una passeggiata a piedi nel centro storico alla ricerca di qualcos’altro da fotografare ci porta a scoprire un simpatico sentiero lungo il pendio ovest del castello, dove pare proprio vada in scena un presepe nel mese di dicembre.

Nani Episcopia
Uno dei nanetti che sorvegliano il sentiero intorno al castello.

A contorno vecchie abitazioni, cantine, stanze ricavate nella roccia e adibite ora a ricovero per gli animali, ora a depositi, ora a pollai. Anzi le galline ci razzolano intorno, per fortuna queste scene non sono poi cosi rare qui al sud.

È giunta l’ora di risalire in sella, scendiamo giu a valle, ci rifocilliamo presso una freschissima fontana che sgorga proprio di fronte al ponte sul fiume, accesso per il paese, e imbocchiamo (mio malgrado) la statale 653 per dirigerci rapidamente verso ovest, iniziando a risalire su per le montagne a partire da Latronico.

SS104 Latronico moto
La vecchia SS104 Sapri- Jonio appena fuori Latronico

È questo un paese che sinceramente non conosco, è la prima volta che ci passo e penso proprio che dovrò ritornarci. È piuttosto conosciuto per le sue grotte e il suo impianto termale, ma mi rendo conto che essendo già le tre del pomeriggio ed essendo ancora molta la strada da percorrere (siamo a buoni duecento chilometri dalla base) è meglio riservarselo per un’altra volta.

Ci lasciamo quindi alle spalle il centro abitato, ora siamo su una strada che si rivela essere il continuum di quella lasciata poc’anzi: la vecchia SS104. Anche qui valgono infatti le stesse considerazioni, un panorama bellissimo verso la valle, verso il monte Alpi, il Sirino e le ultime propaggini dell’appennino Lucano che da Lauria poi digradano verso il Tirreno.

Curve verso cogliandrino
Veduta della valle del Cogliandrino dalla strada per Castelsaraceno.

Corre sinuosa fra piccole frazioncine, tuffandosi ad un certo punto nel fitto del bosco che la ricopre completamente fino ad oscurare il sole. L’odore del sottobosco riempie i caschi, la sensazione di libertà e pace è piena.

Ahimè tutta questa bellezza non mi permette di rilassarmi totalmente poichè il fondo stradale è davvero in pessime condizioni e non ci si puo distrarre troppo, avvallamenti buche e ghiaino sono sempre in agguato.

Proseguiamo cosi fino alla località di Cogliandrino, dove iniziamo a risalire le più basse pendici del monte Alpi tramite una stradina stretta e tortuosa che ci condurrà sino a Castelsaraceno. Stretto in una valle compresa fra monte Raparo e monte Alpi, ottimo punto di partenza per escursioni naturalistiche a piedi o in bicicletta, il paese come mi aspettavo è semideserto, le uniche persone che incontriamo in piazza sono li per un rito funebre, questo ci da l’idea di come scorra la vita in questi piccoli centri rimasti un po’ fuori dalle moderne vie di comunicazione.

Vista di San Chirico Raparo
Vista di San Chirico Raparo dal belvedere. il m. Raparo sullo sfondo.

Questa (abbastanza triste) considerazione mi suggerisce di spostarmi velocemente verso la prossima tappa di questo nostro giro, ovvero San Chirico Raparo. Il paese sorge su un’altura dominante la valle del torrente Nocito, la strada che conosco per arrivarci è molto rovinata e tortuosa, oltre mezz’ora per coprire i pochissimi chilometri che in linea d’aria separano i due piccoli paesi. Ma con mia somma meraviglia scopro che una nuova strada percorre il fondo valle abbreviando il tragitto a meno di dieci minuti!  :mrgreen: Ci aggiriamo per i vicoletti del paese, cercando di avvicinarci quanto piu possibile allo sperone calcareo che domina la città, dove tempo addietro avevo notato un belvedere con qualcosa di somigliante ad una croce sopra, andiamo a vedere un po’.

Effettivamente parcheggiando di fronte la chiesa e salendo una serie di scale, troviamo un piccolo cancelletto aperto, lo varchiamo, ed ecco che troviamo la famosa croce (o meglio un ripetitore telefonico a forma di croce!), delle panchine, e un panorama mozzafiato. Ci concediamo un ultimo momento di relax scaldati dal tepore del sole che ahinoi è sempre piu vicino al tramonto e ci rimettiamo in marcia verso casa.

bosco del titolo
Il bosco del Titolo

Imbocchiamo cosi la provinciale 7 verso Roccanova, strada che mi è ben nota e che amo molto: scorre solitaria all’interno del bosco del Titolo, di quercia, castagno e faggio, mantenendosi intorno agli ottocento metri di altezza. Vien voglia di fermarsi ad ogni curva e andare a stendersi sul letto di foglie secche ai lati della strada, ma purtroppo per noi il tempo è tiranno. Raggiungiamo l’abitato da dove, dirigendoci a S. Arcangelo, ci immettiamo sulla statale della val d’ Agri per fare ritorno in Puglia. Ormai è tardi, il freddo inizia a sentirsi pungente attraverso il nostro abbigliamento “estivo” e non è piu il caso di andare in giro.

Completo la stesura di questo breve reportage di viaggio a tre mesi di distanza da quando l’ho fatto, con ancora bene in mente le sensazioni di quel giorno. Il mio consiglio per chi volesse seguire le mie tracce è di percorrere quest’ itinerario a primavera o in autunno inoltrato (partendo presto e attrezzandosi contro il fresco!) in modo da godere appieno dello spettacolo del foliage. Perchè sono solo 160 chilometri, ma i motivi per fare parecchie soste non mancano!


 

Ho cercato di incorporare la mappa creata con Google Maps, ma evidentemente non va d’accordo con i contorti tracciati creati da un motociclista e continua a ignorare le mie deviazioni…percui dovrete cliccare sull’immagine sottostante e dovrebbe caricare l’itinerario corretto! 🙂

SinniAgri

Roadmap Episcopia, fra i fiumi Sinni e Agri

Immagine 1 di 22

itinerario mototuristico alla scoperta di episcopia